Alex Schwazer e Alex Zanardi: due uomini accomunatati dallo stesso nome ma con due destini antitetici nel mondo dello sport, ma che a entrambi ha tolto qualcosa. Il dramma di Schwazer è silente, lo sport gli toglie la voglia di sorridere, di allenarsi dopo i risultati deludenti, fino alla decisione di rifugiarsi nel doping dopo anni di duri sacrificio. Ad Alex Zanardi lo sport ha tolto le gambe in un terribile incidente in CART nel 2001. L’uno è additato da qualcuno come esempio negativo, l’altro da tutti come esempio positivi, ma entrambi non vogliono cucirsi addosso alcuna etichetta.
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Ecco perché le loro recenti dichiarazioni fanno discutere e riflette. Schwazer dice che guardando fuori l’aula di economia (ora studia a Innsbruck) si sente sollevato a non doversi più allenare sotto la pioggia mentre Zanardi ha rivelato che se potesse tornare indietro non rivorrebbe le proprie gambe. Perché? Quasi candidamente “Pinapple” che non rinuncerebbe alla sua nuova vita.
Dopo aver visto la morte in faccia (subito dopo l’incidente le condizioni di Alex apparvero disperatissime, ricevette l’estrema unzione, perse due litri di sangue e sette arresti cardiaci) Zanardi affrontò una lunga riabilitazione e tornò a gareggiare in WTCC, in Superturismo, in Handbike fino alla conquista dell’Oro ai Giochi Paralimpici di Londra 2012. Sempre con il sorriso, sempre con coraggio e passione.
L’incidente di Alex Zanardi a Lausitz.
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Era il 15 settembre 2001, Alex Zanardi correva per il Campionato CART a bordo della sua Reynard Honda. Dopo aver recuperato dalla 22 a alla 1a posizione a 13 giri dalla conclusione, all’uscita dai box, perse il controllo della sua auto mentre sopraggiungeva Alex Tagliani che colpì in pieno la monoposto di Zanardi spezzandola in due. Nell’impatto Alex Zanardi perdette entrambe le gambe e sarebbe morto dissanguato se il medico non gli avesse occluso le arterie femorali. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal cappellano del circuito venne caricato in elicottero all’ospedale di Berlino tra la vita e la morte. Dopo 3 giorni di coma farmacologico, il miracolo e la rinascita.
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