Il rugby è uno sport molto fisico, basato sulla contesa della palla, sul guadagno territoriale con l’unico obiettivo di fare meta, insieme a tutta la squadra. Nei contrasti e nei placcaggi l’impatto può determinare degli infortuni e i genitori degli adolescenti non sembrano affatto contenti.
I genitori che iscrivono i loro figli alle scuole di rugby probabilmente sanno di non averli iscritti a danza classica ma non si aspettano nemmeno di vedere i ragazzi infortunati alla fine di ogni partita. D’altra parte l’impatto nei placcaggi e nella contesa della palla, come si dice in gergo, tende ad essere armato, quindi il placcato è accompagnato a terra.
Il rugby punisce chi nel placcaggio porta le gambe dell’avversario più in alto del bacino. È ritenuto un fallo eccessivo, nel rugby parlano di “anti-gioco”. Nonostante questo codice che fa del rugby uno sport da gentil uomini, molti genitori non sono soddisfatti del risultato delle partite e secondo una ricerca della Waikato University, il numero degli adolescenti che praticano il rugby è in calo. Questa fuga di iscrizioni al movimento va a tutto vantaggio del calcio.
La ricerca della Waikato University è stata condotta da Clive Pope in Nuova Zelanda. I ricercatori hanno dimostrato che a fronte di un prosperare del rugby nei primissimi anni di attività, a partire dall’adolescenza, con l’aumento del rischio di infortuni, si assiste al calo d’iscrizioni. La fascia d’età più “penalizzata” è quella tra i 13 e i 18 anni. Tanto per dare qualche numero diciamo che nel 2010 i rugbysti adolescenti erano 44.000, mentre nel 2013 se ne contano 41.800. Nello stesso periodo gli iscritti a scuola calcio sono cresciuti del 10%.
Le mamme in particolare, nell’80% dei casi esprimono preoccupazione per i possibili infortuni dei figli sul campo. I ricercatori spiegano che il calo degli iscritti a rugby è condizionato dalle paure dei genitori, dal rischio di infortuni ma gioca un ruolo importante anche la crescita dell’offerta sportiva per i ragazzi che possono scegliere tra più discipline.
Il rugby deve lavorare analizzando le esigenze del pubblico e fare in modo che il gioco si presenti proprio come rispondente alle esigenze citate.