Tutti i dettagli del caso in merito al primo scontro tra i due team lontanti dalla pista
Un primo successo pare averlo ottenuto la Ferrari, visto che la FIA si è espressa come si aspettavano a Maranello sulla questione relativa al motore montato dalla Red Bull in vista del 2023. I media italiani riportano che la Ferrari ha spinto per la riduzione dei benefici concessi ai propulsori Red Bull ai sensi dei regolamenti sulle unità di potenza del 2026. Vediamo come stanno le cose, grazie a quanto stabilito proprio in questi giorni.
Saranno soltato parziali i vantaggi per la Red Bull nel 2023: successo della Ferrari
Ferrari ha affermato che RBPT non è un fornitore in entrata poiché ha avuto accesso all’esperienza nella produzione di IP e batterie. Il bluff della Scuderia è stato scoperto quando sono stati banditi dall’incontro – così si sono iscritti, ma hanno continuato a protestare, con John Elkann e Benedetto Vigna, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato, a guidare la carica. Il fatto che siano coinvolti tali pesi massimi è significativo e indica che Vigna si interessa maggiormente al team di F1.
I nuovi arrivati godono di un aumento della spesa al di sotto del budget cap pari a $ 10 milioni per il 2023/4 – che si riduce a $ 5 milioni nel 2025 – e beneficiano di ulteriori $ 15 milioni per spese in conto capitale durante il ramp-up. Questi vantaggi non sono insignificanti e quindi le rappresentazioni riportate (dai media italiani) della Ferrari alla FIA. Ai sensi del regolamento sportivo/tecnico, ai fornitori PU vengono concesse quote dinamometriche in base allo stato.
L’Appendice 5 del regolamento PU2026 autorizza la FIA a concedere, a sua discrezione, il cosiddetto “status di nuovo produttore di PU parziale”, che a sua volta “darà luogo a una riduzione dei diritti aggiuntivi concessi ai nuovi produttori di PU da parte delle autorità tecniche, sportive e regolamenti finanziari”. Tre categorie sono ponderate sotto il budget cap come segue: infrastrutture (40%), ICE (50%) ed ERS, di fatto la parte ibrida (10%).
Ricapitolando, i team hanno messo in dubbio la posizione della Red Bull in quanto il team è un leader affermato che ha ricevuto aiuto dalla Honda negli ultimi anni. Tuttavia, resta inteso che la Red Bull “ha dovuto rinunciare” a lottare per i termini dopo che la Ferrari ha affermato il suo “peso politico”.
Il quotidiano italiano, La Gazzetta dello Sport, riporta che il presidente della Scuderia John Elkann e il CEO Benedetto Vigna si sono interessati personalmente a fermare la Red Bull. Ma il Cavallino Rampante non poteva farcela da solo con l’aiuto ricevuto anche da Mercedes, Alpine e dal nuovo costruttore Audi.